Cory Doctorow in Italiano

1 settembre 2012

Cassandra Consiglia/ Paranoid Linux e il Piccolo Fratello

di M. Calamari – Una distro Linux blindata a favore della privacy. Per fare fronte a un mondo dominato dal terrore e domato dal tecnocontrollo

Cassandra Consiglia/ Paranoid Linux e il Piccolo FratelloRoma – In questo periodo di fine agosto, sia per chi è ancora con i piedi a mollo che per chi è già al pezzo, Cassandra voleva recensire una nuova ed interessante distribuzione di GNU/Linux: ParanoidLinux.

È una distribuzione live dotata di un completo set strumenti per la privacy che permettono connessioni sicure a web, IM e simili.
Si distingue da altre distribuzioni simili per l’utilizzo di “chaffing”, cioè di generazione di traffico Internet fittizio per mimetizzare quello reale, e di network mesh diretta per comunicare con altre installazioni di ParanoidLinux via wireless e condividere le connessioni ad Internet.

La si può scaricare gratuitamente da qui…, no, da qui…, ecco, da qui…, cioè… Cassandra ha voglia di scherzare. Non esiste (purtroppo) nessuna distribuzione GNU/Linux con questo nome, anche se l’oggetto di questo Consiglio ne ha quasi provocato la nascita.
Il meglio oggi disponibile si chiama TAILS e ne riparleremo presto.

Paranoid Linux è una delle invenzioni (o vogliamo dire estrapolazioni?) che compongono il romanzo di Cory Doctorow “Little Brother” pubblicato nel 2008, ed in edizione italiana nel 2009. Si tratta di un’avventura di sapore hacker-spionistico, strutturata come un juvenile, cioè un romanzo per ragazzi.

Intendiamoci, juvenile non vuol dire che il romanzo non sia godibile da adulti, al contrario. Uno dei maestri dei juvenile “per tutti” (come questo) è stato R. A. Heinlein, che nella sua produzione ne annovera diversi, da “Cadetto dello Spazio” a “Starman Jones”, fino a quello che gli è valso uno dei suoi Hugo, “Fanteria dello Spazio“.

“Little Brother” è un romanzo che lo stesso Doctorow racconta di aver scritto di getto in maniera quasi maniacale: questo lo accomuna ad altri romanzi più celebri, come “Lo strano caso del dott. Jekyll e Mr. Hyde” di R. L. Stevenson. È la storia di 4 ragazzi smanettoni che vivono in una San Francisco vittima di un nuovo undici settembre, ed è anche una esposizione quasi didattica di tecniche per la difesa della privacy.

Ma è anche una dimostrazione delle conseguenze possibili in un quadro legislativo distorto come quello del Patriot Act, di un clima di terrore artificialmente stimolato, ed in una situazione in cui la sospensione dei diritti civili venga accettata supinamente, o peggio ritenuta necessaria.

La descrizione dei camion bianchi che occupano San Francisco sarebbe piaciuta anche ad Orwell; quella degli interrogatori e della confusione del protagonista sembra a tratti scritta da lui.

Ed è soprattutto l’impostazione complessiva, libertaria e “politically correct” nell’accezione cassandresca, che lo rende una lettura non solo piacevole ma anche utile.

Il lieto (ma non completamente) fine rasserena per un attimo, ma chiuso il libro resta fresca in mente la sensazione che quanto letto sia vero nel senso meno rassicurante del termine. E Cassandra ritiene che sopratutto per questo il libro meriti la vostra attenzione.

Resta anche il dispiacere di non poter avere davvero gratis una Universal Xbox, e di non poter downloadare Paranoid Linux, anche se in passato qualcuno ha fatto cose poi non molto diverse con la Xbox, la distribuzione Xebian Linux e la Pbox Modello I.

Il romanzo, nella sua versione inglese, è liberamente scaricabile qui sotto licenza Creative Commons.
Chi invece necessitasse di una versione italiana, recensita qui, potrà eventualmente giovarsi di una traduzione cartacea (che con bizzarra ma italianissima scelta editoriale ha assunto l’improbabile titolo di “X”, ottimo esempio di tentato autogol) ovviamente non a titolo gratuito

Enjoy.

Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari

Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo

1 agosto 2010

L’economia di Makers di Cory Doctorow

Fonte: http://www.cottica.net/2010/08/30/leconomia-di-makers-di-cory-doctorowthe-economics-of-cory-doctorows-makers/

Autore: Alberto Cottica

Makers è un romanzo, pubblicato nel 2009 dallo scrittore canadese di fantascienza e condirettore di Boing Boing Cory Doctorow. Parla di due imprenditori della scena DIY (quella di MAKE Magazine o della nuova rivoluzione industriale di Wired), Perry Gibbons e Lester Banks, che inventano cose nuove. Le loro invenzioni trasformano il mondo intorno a loro, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto da quello sociale ed economico. Esse fomentano la crescita di un modello organizzativo e di business fortemente decentralizzato che nel romanzo si chiama “New Work”. Me l’hanno consigliato alcuni amici physical hackers milanesi, che ho cominciato a frequentare nel 2008.

Quando ho letto il libro per la prima volta l’ho trovato profetico, nel modo in cui sa esserlo la migliore fantascienza; in più mi ha colpito quanto di esso si potesse tradurre direttamente in termini di teoria economica normalmente accettata. Dopo averci riflettuto per circa un anno sono diventato una specie di convertito (così tanto che ho partecipato a progetti basati su Arduino e ho cominciato a sperimentare con la politica economica per i makers). Allo stesso tempo, però – nel contesto di una ricerca, guidata da David Lane, a cui partecipo – ho cominciato a chiedermi se questa società dell’innovazione che stiamo cercando di costruire (almeno stando alla strategia di Lisbona e a molti documenti di politica industriale) sia poi sostenibile. Dopo tutto, se la quantità di innovazione aumenta, l’economia deve crescere a una velocità anch’essa crescente, ed è possibile che questo metta sotto stress l’ambiente naturale, o i nostri limiti umani. L’innovazione ha un lato oscuro? Quanta possiamo assorbirne senza che il sogno diventi un incubo?

Doctorow ha creato un’economia immaginaria abbastanza credibile che somiglia molto alla società dell’innovazione verso cui siamo diretti. Ho deciso di studiarla più da vicino, rileggendo il libro con gli occhi dell’economista. Makers non è stato ancora tradotto in italiano, quindi chi capisce solo la nostra lingua non può leggerlo. Per gli altri, il mio consiglio è: se vi interessano queste cose, leggetelo assolutamente. E’ una lettura stimolante e divertente.

La distruzione creativa di Schumpeter

Il motore princiale dell’economia di Makers è la teoria della distruzione creativa di Joseph Schumpeter. Viene enunciata già dal primo capitolo dal capitano d’industria Langdon Kettlewell, conferenza stampa che annuncia la fusione tra Kodak e Duracell:

Il capitalismo mangia se stesso. Il mercato funziona, e quando funziona trasforma tutto in merce low cost o obsoleta.

Alla fine della conferenza stampa, la giornalista Suzanne Church (ha fatto la giornalista economica a Detroit, occupandosi dello smantellamento dell’industria dell’auto) riflette sul senso di decadenza economica che la perseguita, perfino qui nella Silicon Valley, che in teoria dovrebbe avere incorporato il fallimento come tappa sulla strada del successo:

Era di nuovo immersa in questa atmosfera da declino industriale, con il senso di essere testimone non di un inizio, ma di un eterna fine, un ciclo di distruzione che avrebbe fatto a pezzi tutto ciò che sembrava solido e affidabile nel mondo.

Il crollo di margini e prezzi e l’obsolescenza, però, non dovrebbero essere pensati come un difetto del sistema. Tjan, il manager incaricato da Kodacell per aiutare Perry e Lester, ne è molto consapevole:

Quindi, se vuoi fare molto profitto, devi ricominciare, inventare qualcosa di nuovo, e spremerlo al massimo prima che venga imitato. Più questo succede, più tutto migliora e il suo prezzo scende. È così che siamo arrivati qui, sai? È a questo che serve il sistema.

Guerre di prezzo e equilibrio di Bertrand

Il meccanismo che controlla la distruzione nel processo schumpeteriano in Makers è fatto di intensa concorrenza di prezzo. I prodotti innovativi sono offerti a prezzo ridotto dagli imitatori, e questo permette loro di prendersi l’intero mercato.

In un buon mercato, inventi qualcosa e lo vendi al massimo prezzo che il mercato è disposto a pagarla. Qualcun altro trova un modo di farlo a prezzo più basso, o decide di accontentarsi di un margine minore […] e tu devi ridurre i prezzi per competere. Poi arriva qualcun altro che è meno avido o più efficiente di entrambi, e riduce il prezzo ancora, e ancora e ancora, finché non arrivi […] a una specie di base al di sotto della quale non puoi scendere, il prezzo minimo a cui puoi produrre senza fallire.

A parlare è Tjan, nel suo primo giorno di lavoro all’impresa di Perry e Lester; e quello che dice è una descrizione da manuale della concorrenza di Bertrand, un modello che sfrutta le guerre di prezzo come meccanismo per condurre ad un equilibrio in cui il profitto è zero.

Disoccupazione e problemi di economia del lavoro

La distruzione creativa ridispone i fattori produttivi di un sistema economico, in teoria per il meglio. Purtroppo, alcuni di questi elementi sono persone, e la riallocazione può comportare molto dolore, umiliazione e paura. Doctorow annida i problemi di economia del lavoro in profondità in Makers: la conferenza stampa di Kodacell è interrotta da una protesta di lavoratori licenziati. Nella sua prima email a Suzanne, Kettlewell pone la grande domanda sottostante al sistema:

Cosa succede quando tutto quello che sai fare non serve più a nessuno?

Alcune ricerche iniziate durante la recessione in corso gettano dubbi sulla possibilità di riqualificare grandi masse di lavoratori per adattarli ai mutati bisogni di un’economia basata sull’innovazione (New York Times). L’offerta di lavoro sembra ancora orientata a vendere ore-uomo e si aspetta di essere gestita in modo più o meno tradizionale.

L’innovazione ricombinante di Brian Arthur

Quando Suzanne arriva all’officina di Perry e Lester per vedere cosa fanno, Perry le mostra il loro metodo per inventare, che consiste essenzialmente di ricombinare tecnologia esistente in modi nuovi, come pezzi di Lego. Questo non solo è possibile, ma molto economico e concettualmente semplice, perché, come dice Perry:

Dovunque guardi ci sono aggeggi gratis che hanno tutto quello che serve per fare qualunque cosa ti venga in mente

E Lester è ancora più concreto:

Hai presente che dicono che uno scultore parte con un blocco di marmo e toglie tutto quello che non somiglia a una statua? Come se potesse vedere la statua nel blocco? Io sono così con la spazzatura. Vedo i pezzi buttati nei garages e capisco come metterli insieme

Makers accoglie la prospettiva sull’innovazione dei teorici della complessità, discussa da John Holland, Brian Arthur e altri ricercatori: fare cose nuove è soprattutto trovare nuovi modi di ricombinare tecnologia esistente, come i mattoni del Lego. Le combinazioni di successo, a loro volta, diventano mattoni, così che una tecnologia inizialmente semplice (le famose sei macchine semplici degli antichi greci) evolve verso livelli sempre più alti di sofisticazione.

L’open source e la velocità dei cicli di distruzione creativa

L’abilità di Perry e Lester di combinare le tecnologie in questo modo è enormemente accresciuta dal fatto che tutti i “pezzi del Lego” che gli servono si trovano anche in versione open source. Questo li abilita a sviluppare prototipi che funzionano da materiale disponibile sul mercato, e metterli in produzione senza preoccuparsi di acquistare licenze sui brevetti rilevanti. Questo ha due conseguenze. La prima è che, nel mondo di Makers, sono le tecnologie open source a generare più facilmente ecosistemi, perché le persone come Perry e Lester hanno tutto l’interesse a girare intorno alla tecnologia proprietaria; la seconda è che la velocità dei cicli di distruzione creativa aumenta molto.

Questa potrebbe essere l’intuizione più importante in Makers. Pensateci: a quanto pare, compriamo sempre di più per ecosistemi (Mac-iPhone-iPad-MobileMe, o Google-Android-Google Apps, or Linux-Apache-soluzioni proprietarie basate sul web di IBM); gli ecosistemi crescono più in fretta se possono appoggiarsi su elementi open source, per cui quelli open source tendono a mettere fuori mercato quelli proprietari; ma le innovazioni negli sistemi open source sono quasi impossibili da proteggere, e questo abbassa il loro margine medio perché il periodo in cui fanno profitti alti si accorcia. La soluzione, come dice Tjan (vedi sopra) e come dicono anche quasi tutti i governi, è quella di aumentare il tasso di innovazione. Questo, però solleva il problema di quanto rapidamente i consumatori possono assorbire innovazione. Chiunque usi molto il web conosce la sensazione che le aziende lancino nuovi servizi più rapidamente di quanto possiamo capire se ci servono, o ci piacciono, e qualche volta non abbiamo semplicemente tempo per studiarceli, non importa quanto siano potenzialmente interessanti. Avete presente Google Wave, no? Quindi, è possibile che la parte di distruzione della distruzione creativa prevalga, sprofondando l’economia di Makers in uno stato di bassi margini e bassa crescita economica, in cui le nuove invenzioni, quasi sempre, non riescono a trasformarsi in prodotti di successo sul mercato.

I sistemi produttivi competitivo-cooperativi di Becattini e Brusco

Perry e Lester gestiscono un’unità di business piccolissima (loro due e qualche aiutante) , per cui la loro competitività globale dipende dalla neutralità dei costi unitari rispetto al numero di unità fabbricate – in altre parole, non ci devono essere economie di scala. Infatti la loro officina in Florida è un’unità di produzione di scala efficiente. Secondo Tjan

Le industrie che ieri stavano nelle fabbriche oggi stanno nei garage

Naturalmente, non si può sfuggire al fatto che molte cose sono a buon mercato proprio perché la loro produzione sfrutta le economie di scala. Il trucco è che la produzione dei componenti tende ad essere soggetta a rilevanti economie di scala, ma gli artefatti di cui Perry e Lester si interessano no. In questo scenario, i sistemi produttivi più competitivi sono quelli che combinano l’agilità della disintegrazione orizzontale e verticale con costi di transazione bassi, fiducia reciproca tra gli attori economici e trasparenza informativa. La disintegrazione verticale permette alle imprese di crescere là dove ci sono economie di scala da sfruttare (componenti, chips di silicio); la disintegrazione orizzontale aumenta la concorrenza nel mercato dei prodotti finiti (anche se qualunque produttore si affermi finirà per comprare i componenti da un numero limitato di fornitori – e questo permette di risparmiare i costi di ricollocare la forza lavoro e la capacità produttiva quando un produttore guadagna forti quote di mercato); i costi di transazione bassi permettono a aziende “produttive” verticalmente disintegrate come quella di Perry e Lester

(che fanno poi soprattutto R&S e business development) di costruire rapidamente reti ad hoc di fornitori e partners.

I modelli di distretto industriale di Sebastiano Brusco e Giacomo Becattini hanno proprio queste caratteristiche (come, con sfumatore diverse, i lavori di ricercatori come Charles Sabel, Michael Piore e Annalee Saxenian). In Makers i bassi costi di transazione sono progettati dall’alto attraverso una grande azienda, Kodacell, che si dà una struttura a rete: in Brusco e Becattini, invece, emergono dal basso attraverso convenzioni che evolvono e effetti reputazione in un territorio relativamente piccolo. Così, quando Lester inventa Home Aware, si può costruire un ecosistema con le “squadre” di Kodacell:

Ci sono dieci squadre che fanno organizzazione degli armadi nella rete, e diversi spedizionieri, traslocatori ed esperti di immagazzinamento. Qualche azienda di arredamento […] Il piano è di iniziare a vendere attraverso i consulenti contemporaneamente all’esposizione del prodotto nelle fiere del mobile e dell’arredamento.

Il Living Lab della Commissione Europea

Dopo un incendio alla baraccopoli vicina alla fabbrica, Perry decide di permettere ai suoi abitanti di ricostruire le loro case provvisorie nella fabbrica Kodacell (che prima era un centro commerciale abbandonato), molto grande e in gran parte inutilizzata. Kettlewell cerca di convincerlo a mandarli via. Perry tiene duro: lui, Lester e Tjan stanno comunque pensando di inventare qualcosa per gli homeless.

Abbiamo costruito un Living Lab sulla soglia di casa per esplorare una grande opportunità di mercato per produrre tecnologia sostenibile e a basso costo per un segmento importante della popolazione, quello che non ha un indirizzo fisso. Ci sono milioni di squatters americani e miliardi di squatters nel mondo. Hanno soldi da spendere, e nessuno sta cercando di farseli dare.

Nel mondo reale i Living Labs sono un concetto esplorato dalla Commissione Europea nel contesto della politica dell’innovazione. L’idea è di sostituire i test di gradimento dei nuovi prodotti con test su scala molto più ampia e molto più realistici, resi possibili da reti dense di attori economici che collaborano su uno stesso territorio. La baraccopoli “domestica” di Perry diventerebbe così un modello in scala del mercato degli squatters: Kodacell può inventare un prodotto e collaudarlo rapidamente e a costi bassi su veri consumatori che spendono soldi veri. Ancora più importante, può reclutare gli stessi squatters per aiutarla a identificarei bisogni e progettare i prodotti. E lo fa: questo è il ruolo del leader della baraccopoli, Francis, che collabora strettamente con Perry e Lester per inventare i nuovi prodotti.

Il paradosso di Arrow e il valore delle invenzioni

Il fiasco del New Work è annunciato da una crisi di fiducia degli investitori in Kodacell. Parte del problema è che gli analisti faticano a capire come valutare le invenzioni, che stanno diventando una parte importante del valore delle azioni di Kodacell (l’altra parte è la difficoltà di trovare imprenditori bravi). Kodacell ha lanciato molti nuovi prodotti, e ha rendimenti alti su progetti piccoli. Quanti di questi progetti scaleranno e diventeranno prodotti di grande successo? Kettlewell:

Certo, se guardi [i nostri bilanci] dal nostro punto di vista, sono grandiosi. Se li guardi dal punto di vista di Wall Street, siamo nella m****. Gli analisti non riescono a capire come devono valutarci.

Questa è un’altra versione del famoso paradosso di Kenneth Arrow: i mercati per le informazioni in genere non funzionano bene perché, per stimare con precisione il valore di qualcosa devi sapere tutto ciò che la riguarda. Ma l’informazione, naturalmente, non ha valore di mercato per chi la conosce già. Le invenzioni, essenzialmente, sono informazione: finché non sono sul mercato e hanno percorso la curva di diffusione, è difficile capire quanto valgono davvero.

Il crollo del New Work e lo slittamento nelle preferenze dei consumatori

All’inizio della parte 2 di Makers il movimento New Work è finito. Un crollo in borsa ha distrutto il modello di business di Kodacell, che era stato imitato da altre grandi aziende come Westinghouse (che ha assunto Tjan, strappandolo a Kodacell). Il risultato è che il movimento è morto. Perry e Lester, ancora nel loro centro commerciale abbandonato in Florida, costruiscono “the ride” (difficile da tradurre: è una specie di parco a tema-otto volante- memoriale del New Work), che sarà il centro del resto del libro. Il fiasco del New Work è una delle parti meno convincenti del libro dal punto di vista di un economista: a parte il problema già menzionato di attribuire un valore di mercato alle invenzioni, non si capisce che cosa possa avere provocato più di una fluttuazione di breve termine. Kettlewell:

Gli analisti non riuscivano a capire come valutarci. Aggiungici un po’ di caos sul mercato, un po’ di gente che ha voluto pareggiare vecchi conti […] è già un miracolo che abbiamo resistito così a lungo.

In seguito a questi eventi, i consumatori smettono di comprare i beni prodotti dalle aziende New Work, il che è ancora meno convincente. Come dice Perry:

Le invenzioni non interessano più a nessuno.

Non c’è nessuna ragione ovvia per cui questo dovrebbe succedere. La seconda invenzione di Perry e Lester, Home Aware, ha avuto un grande successo, vendendo un milione di esemplari in sei settimane. In una situazione del genere, se il produttore originale esce dal mercato, in genere altre aziende prendono il suo posto per servire ed espandere la clientela esistente. Dopo il crash delle dotcom nel 2000 i consumatori hanno aumentato la loro domanda dei servizi online che trovavano utili, senza preoccuparsi troppo degli indici di borsa. Yahoo, Google, Amazon hanno continuato a esistere e prosperare, nei rispettivi mercati di sbocco se non sui listini. Ho dato uno sguardo alle serie storiche degli indici NASDAQ e delle vendite tramite e-commerce in America nel periodo 1999-2009, e la correlazione è sostanzialmente inesistente (addirittura negativa), come vedete dal grafico seguente:

Quindi: la società dell’innovazione in Makers è sostenibile?

Le domande sulla sostenibilità sono difficili. Più volte gli scienziati hanno predetto catastrofi suscitando grandi clamori nell’opinione pubblica, che ha rovato queste predizioni convincenti. Da Malthus al Club di Roma e al Millennium Bug, ci siamo sempre cascati: sembra che abbiamo una predisposizione a sottovalutare la capacità di adattamento della società e dell’economia (cambiamenti culturali riducono il tasso di fertilità, l’aumento dei prezzi dell’energia aumenta l’efficienza energetica del PIL e così via). La catastrofe ci sembra in qualche modo convincente: forse è solo un’eredità del nostro passato preistorico, o forse è un mito culturale molto radicato (Apocalisse, Ragnarok ecc.). Certamente, questo suggerisce molta, molta cautela nel fare predizioni in questo senso.

L’economia del New Work è almeno plausibile; la parte meno plausibile è proprio quella della sua fine. Mi sarei aspettato uno sviluppo del tipo: Kodacell e Westinghouse incoraggiano lo spinoff delle loro unità New Work, o le vendono ad aziende più agili e con meno costi fissi. Questo rende economica anche la struttura organizzativa e finanziaria a rete che era stata il vantaggio competitivo di queste grandi aziende per gente come Perry e Lester. Dopo tutto, la storia dell’open source mostra già con chiarezza che non è necessaria una grande organizzazione per coordinare attività complesse. Il libro, però, ha un finale decisamente pessimista: la grande azienda malvagia ha vinto la battaglia contro il movimento The Ride, e ha assunto Lester, neutralizzando il suo potenziale innovativo; Perry è diventato una specie di tecnico errante, solo e impoverito. Doctorow l’economista sembra sostenere l’idea di società dell’innovazione, ma Doctorow l’autore certamente no. Mi chiedo quale dei due Doctorow, alla fine, avrà avuto ragione.

Fonte: http://www.cottica.net/2010/08/30/leconomia-di-makers-di-cory-doctorowthe-economics-of-cory-doctorows-makers/

Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

25 dicembre 2009

Torna il Grande Fratello di Orwell, nel romanzo del guru del web Cory Doctorow

Filed under: Recensioni — yanfry @ 23:43
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Posted on 30. Oct, 2009 by Gio in Lifestyle

A scene apocalittiche, da periferia in declino, con un tiranno ben addestrato a mantenere tutti sotto gli stretti confini del proprio volere, non ci ha abituati solo la letteratura, ma anche la Storia.

Senza scomodare dittatori esistiti veramente, basta andare a rileggere 1984 di George Orwell, un capolavoro di realismo e cinismo, in cui si racconta in un mondo governato dalle leggi del Grande Fratello, che tutto vede e tutto sente.

Sebbene molti abbiano tentato di ricreare quelle atmosfere e quegli scenari, sebbene la cinematografia mondiale pulluli di esempi simili, nessuno ha mai raggiunto la maestria di Orwell.

Il 5 Novembre prossimo, il guru del web Cory Doctorow, secondo Forbes uno dei 25 uomini più influenti della rete, arriva in libreria con X (Little Brother), liberamente ispirato a 1984. Cambiano i tempi, cambiano le mode e i meccanismi, ma, secondo Doctorow, c’è sempre qualcuno che controlla e gestisce i comportamenti dell’altro.

In una scuola di San Francisco, il preside, moderno Grande Fratello, controlla che nessuno esca dall’istituto attraverso mezzi tecnologici sofisticatissimi. Un ragazzino, geniale hacker, riesce sistematicamente a sfuggire ai controlli e a divertirsi, liberi per la città. Finchè un giorno, durante un attacco terroristico, vengono coivolti in questa cosa più grande di loro e, interrogati e torurati dalla polizia, si ritrovano immersi in una spirale di violenza e terrore.

C’é un modo per controllare la gente su Internet senza fare danni alla libertà, alla privacy e ai diritti umani di persone che non fanno niente di male? Non esiste – spiega l’autore- non c’é alcun modo di monitorare le ‘cattive azioni’ sulla Rete senza fare violenza alle ‘buone azioni’ sulla Rete. Penso che i governi stiano assolutamente provando a controllare Internet perché hanno paura dei nuovi sistemi di informazione e organizzazione. Ma anche se lavorano a stretto contatto con i media, o addirittura li possiedono, finalmente la gente ha con la Rete l’opportunità di diffondere il proprio pensiero in maniera indipendente“.

Un libro di quasi 400 pagine (12 Euro, Newton compton), che racconta un probabile futuro, molto più duro di quello letterario. Proprio perché sarà vero, e a viverlo potremmo essere noi.

Fonte:http://blogposh.com/cory-doctorow-nuovo-libro-x/

Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.5/it/

24 dicembre 2009

Anime nel Futuro – de Cristofaro

Filed under: Ebook,Recensioni — yanfry @ 21:45
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Recensione di Sergio de Cristofaro (Libreria Fanucci)
Anime nel futuro
Di Cory Doctorow
416 pagine
16 Euro


Mirabolante ed immaginifico. Questa è la prima cosa che mi viene in mente, la mia reazione emotiva alla lettura del libro. Infinitamente ricco di spunti di riflessione e di pura potenza creatrice, anime nel futuro colpisce, stimola e scardina in un solo colpo l’intera struttura dell’immaginario collettivo e il background culturale del romanzo di fantascienza. L’ambientazione è originalissima, forse un pò strampalata, e lo sviluppo narrativo e ampio e genuino (la storia d’amore è forse anche troppo genuina, forse volutamente tardoadolescenziale). Ricorda William Gibson (cui viene paragonato a quanto leggo) nel modo di accostarsi alla tecnica (reificazione della persona, animazione delle cose; il confine tra oggetto e persona è quasi inestinente in questo romanzo) e nel gusto di contaminare allucinazioni visive con tematiche dell’impegno sociale (l’ambientalismo e il multiculturalismo sono cause apertamente sposate nel libro per esempio), ma l’atteggiamento di fondo è diverso: mentre Gibson proietta il presente nel futuro (ciò gli rende possibile pensare il cyberspazio), Doctorow fa il percorso inverso proiettando il futuro nel presente, prendendo personaggi futuristici (irreali) ma trattandoli e caratterizzandoli come persone del mondo d’oggi. In un certo modo anime nel futuro non è un vero romanzo di fantascienza, ma un romanzo fantastico. Come detto in precedenza gli spunti di riflessione sono presenti in gran numero: l’universalismo, la tecnica, l’annichilimento della persona (il protagonista viene chiamato con tanti nomi diversi, ma tutti che cominciano con la A, da intendersi come serializzazione della persona) ecc., ma restano tutti solo abbozzati. La potenza riflessiva di questo romanzo è decisamente inferiore alla sua potenza evocativa, anzi si può dire che il libro manca di qualsiasi tipo di struttura coesiva; per questo l’ambientazione originale e piena di potenzialità resta ibrida, non si capisce bene in che mondo siamo, la natura antropomorfica dei personaggi non umani andava approfondita, il protagonista è figlio di una montagna e una lavatrice ma non viene descritto fisicamente in maniera compiuta, così come i suoi fratelli e soprattutto non se ne da una giustificazione: come è possibile? ma soprattutto perchè? a quale scopo? tutto resta una potente metafora/allucinazione visuale, ma una metafora/allucinazione senza fondamenta.
Doctorow riversa nel libro un’immane quantità di idee, di informazioni; spazia da un capo all’altro della natura umana, dando al suo romanzo grandi aspirazioni e respiro (forse c’è addirittura troppa carne al fuoco), aspirazioni che però restano talvolte disattese. Per questo motivo il romanzo non sembra scritto ma copia&incollato direttamente dalla mente dell’autore; la sorte di questo romanzo (e la personalità del suo autore) non sono estranee alla natura intrinseca del romanzo stesso; aperto, incompiuto, frammentario, di grande impatto, visionario, è molto più adatto alla dispersione via internet che alla polvere della libreria. Il testo ha grande fluidità, immediatezza, tratti di genio ma non raggiunge mai la concreta struttrazione del Libro.
Un’ultima notazione: divertente da leggere ma richiede un enorme sforzo di immaginazione e grande fiducia perchè la storia non è sempre credibilissima. Se non si viene rapiti (come è successo a me) dal campionario di trovate e dalla grande fantasia del narratore, si rischia di non arrivare alla fine del libro e di non capire niente.
Un libro che consiglierei a… Non necessariamente a chi legge fantascienza; ma a chi apprezza i poemi visuali e a chi da un libro non cerca risposte ma solo il godimento della lettura stessa.

Fonte: http://www.fanucci.it/rassegnastampa/Recensione%20Anime%20nel%20futuro.pdf

20 dicembre 2009

Little Brother di Cory Doctorow

Filed under: Recensioni — yanfry @ 13:14
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Cory Doctorow è un giornalista e scrittore canadese, anche noto come blogger  e coeditore del famoso Boing Boing. È un attivista in favore delle leggi che liberalizzano i copyright e sostenitore delle licenze Creative Commons. La maggior parte dei suoi libri sono scaricabili gratuitamente da Internet.Temi ricorrenti della sua opera sono i diritti digitali, la sicurezza informatica e  la tecnologia più in generale. Nel suo ultimo romanzo, Little Brother, non ancora tradotto in Italia (pubblicato a novembre dalla Newton Compton), racconta la storia di un gruppo di hacker poco piu’ che ragazzini che riescono a  mettere in crisi un sistema totalitario che ha preso l’avvento grazie alla paura di attenti terroristici. Richiama esplicitamente, gia’ nel titolo, la famosa opera 1984 di George Orwell.

Da un’intervista di Damien G Walter, guardian.co.uk, Tuesday 25 November 2008, in cui Cory Doctorow spiega perchè non è tanto interessato nel predire il futuro usando la fantascienza, quanto nell’influenzarlo.

” Sono un presentista, ” dice, sorridendo largamente mentre si appoggia all’indietro sulla sua sedia. ” Tutti gli scrittori di fantascienza, che lo ammettano o no,  scrivono metaforicamente sul presente. Estrapolare il futuro significa in  realtà commentare l’oggi.”  Il suo ultimo romanzo, Little Brother, è un manuale contro-culturale per la gioventù moderna, che descrive un teenager pratico di nuove tecnologie, Marcus, alle prese con un sinistro Department for Homeland Security che sta sulle tracce di un attacco terroristico a San Francisco.  E’ ambientato in un futuro romanzato così vicino da essere già qui con noi.

” Il lavoro di uno scrittore di  fantascienza, storicamente, è stato quello  di capire come la tecnologia ed i fattori sociali interagiscono, ” dice, ” come la tecnologia sta cambiando la società. Il compito di un’ attivista è di provare a dirigere questo cambiamento .”  Questa volta il suo messaggio è diretto ai lettori adolescenti che indossano i jeans da skaters  e  T-shirts.  Doctorow  oggi ha voglia di scherzare ” Se non hai letto il Manuale di Cucina Anarchico quando avevi 16 anni non hai anima”, dice. ” Se ancora lo stai leggendo quando hai 36 non hai cercello” (lui stesso ne ha 37, ma anche se ha abbandonato l’ anarchismo,  chiaramente  non si è adagiato nel conservatorismo della mezza età) ” La mia speranza è che Little Brother sia un verbo e non un nome, una cosa da fare, non soltanto un libro da leggere, ” continua. ”  Dove la riflessione sul futuro e l’ influenza su di esso,  convergono”.

Questo desiderio di capire il futuro, il cambiare qui ed ora è ciò che condivide con alcuni dei più grandi scrittori di fantascienza, compresi quelli che cita  come influenze come William Gibson, Neal Stephenson e Bruce Sterling . E’ un  percorso che persegue  dal 1992, quando partecipò a un workshop di fantascienza (Clarion)  di sei settimane diretto da  un altro scrittore di fantascienza interessato  al mondo come è oggi, James Patrick Kelly. ” [Kelly] mi definì  un asshole (cazzone, buco-di-culo) e mi disse che  il mio lavoro di allora era soltanto pirotecnica  verbale senza alcuna profondità, ” dice Doctorow. ” Mi disse che  avevo bisogno  di  imparare a sedermi ad una tastiera e aprire la vena.” Quello fu un  consiglio che gli avrebbe preso circa 5 anni  di trattamento, ma è ciò che  lo ha spinto nella posizione attuale,  in cui  la sua fiction sta guadagnando il suo genere di pubblico e può cominciare a influenzare l’opinione.  ” Le Communities  sono sovrane, ” spiega. ” Se un libro viene adottato come indicatore di identità da un gruppo sociale, guadagna un secondo uso che va oltre la lettura, verso la partecipazione alla comunità che gira intorno a esso”.

Fra i fondatori del blog  Boing Boing,  e in quanto cronista per il Guardian del sito di  tecnologia, Doctorow non è estraneo  ai dibattiti contemporanei sulla sicurezza in Internet, sul copyright elettronico e sulla privacy. In quanto membro dell’Electronic Frontier Foundation, Doctorow inoltre partecipa all’Open Rights Group e alla Participatory Culture Foundation. Ma malgrado le sue preoccupazioni circa  i progetti del governo  di controllare le comunicazioni elettroniche, resta ottimista circa il potenziale della rete. Egli stesso ha usato la rete per costruire un vasto pubblico per il suo romanzo on line, pubblicandolo gratuitamente con licenze Creative Commons sul suo sito Web, Craphound.com.

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Recensioni :: Racconti :: Overclocked: Stories of the Future Present

Filed under: Recensioni — yanfry @ 01:41
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Copertina di Overclocked Titolo originale: Overclocked: Stories of the Future Present
Autore: Cory DoctorowAnno: 2007
Nazione: Canada
Lingua: Inglese
Editore: Thunder’s Mouth Press

Genere: Fantascienza
Pagine: 304

Overclocked: Stories of the Future Present è una raccolta di sei racconti di fantascienza. Nella miglior tradizione della fantascienza, Cory Doctorow parte da tecnologie attuali e cerca di estrapolarne i possibili sviluppi e la loro influenza sull’umanità. Particolare attenzione è dedicata all’Informatica, alle tematiche dell’Intelligenza Artificiale e della capillare e inarrestabile diffusione della Conoscenza. Tuttavia i racconti di Overclocked non sono racconti cyberpunk: sono sicuramente cyber, ma non punk, anzi all’opposto; Doctorow ha una visione completamente positiva della scienza e della tecnologia e per lui il progresso tecnologico coincide con il Progresso. Nelle varie storie, i “Cattivi” sono sempre quelli che ostacolano il progresso scientifico/tecnologico e la libera circolazione delle idee. Che ci sia un margine di rischio nello sviluppo scientifico non viene preso in considerazione.

Inquadrata la filosofia di Doctorow, le sei storie sono le seguenti:

Printcrime. Un microracconto su un futuro nel quale è possibile usare stampanti tridimensionali per riprodurre qualunque oggetto (stile replicatori di Star Trek). Purtroppo i Signori del Copyright non apprezzano. Pochissime pagine, che è più semplice leggere che riassumere. Storiella che lascia il tempo che trova. chikas_pink20.gif

When Sysadmins Ruled the Earth. Un gruppo di amministratori di sistema asserragliati in un centro elaborazione dati assiste impotente a quella che pare essere la fine del mondo. L’idea di questo racconto è quella di mettere al centro di una storia apocalittica, al posto dei soliti soldati, scienziati, o anche solo uomini qualunque, un branco di geek. Il racconto funziona ed è divertente fin quando dura lo scherzo, ovvero finché si sorride davanti alla scala di valori morali e pratici dei protagonisti, scala così diversa e surreale rispetto a quella delle persone “normali”. Però ogni scherzo è bello quando dura poco, e qui Doctorow tira un po’ troppo per le lunghe, tra l’altro scantonando dal dilemma etico fulcro della storia (Internet può avere un valore in sé, anche se usata per scopi “malvagi”, o è solo mero strumento?)
Nel complesso un discreto racconto, che avrebbe meritato un miglior finale. Non semplice da seguire la terminologia informatica, usata senza pietà per il lettore chikas_pink60.gif (ma in fondo è giusto così: i protagonisti sono tutti sysadmin e sanno di quel che parlano, incombe l’Apocalisse, non c’è davvero tempo per le spiegazioni).

Anda’s Game. Anda è una ragazzina dodicenne appassionata di giochi online. Quando però comincia a giocare per soldi, soldi veri, la situazione le sfugge di mano. Questo racconto, che per certi versi mi è sembrato una versione per ragazzini ( kaos-whiteusagi01.gif Perciò è il racconto giusto per te! kaos-whiteusagi06.gif ) di Dogfight di Gibson & Swanwick, è anche l’unico a non essere di fantascienza: purché per certi versi incredibile, si basa su fatti reali (come lo stesso Doctorow spiega nell’introduzione).
Non mi è piaciuto. Si legge volentieri, ma troppo spesso più che un racconto di (fanta)scienza pare una predica. I bravi bambini fanno sport, non passano tutto il tempo davanti al PC, non giocano per soldi e aiutano i bambini poveri delle nazioni più sfortunate. Sarà, ma tutto ’sto zucchero mi ha già cariato almeno un dente. chikas_pink55.gif

Anda's Game Copertina
Copertina del fumetto ispirato al racconto Anda’s Game

I, Robot. Sullo sfondo di una guerra mondiale, un detective deve indagare sulla sparizione della figlia adolescente. Il nostro detective vive in una futura America che ha regolamentato ogni aspetto della vita sociale e dell’etica, in maniera simile a 1984 di Orwell. Tutti sono spiati da un’agenzia governativa chiamata Social Harmony e i robot sono tutti costruiti per obbedire pedissequamente alle asimoviane tre leggi della robotica. I nemici dell’America invece hanno abbandonato qualunque remora: i loro robot, non vincolati dalle tre leggi, hanno sviluppato un’intelligenza superiore persino a quella degli esseri umani e sono diventati il motore di un progresso inarrestabile, che ha già permesso l’immortalità e presto consentirà viaggi interstellari. chikas_pink11.gif
È un racconto per certi versi curioso. Qui la fiducia di Doctorow per la tecnologia raggiunge il suo apice: il progresso scientifico è sempre positivo! Persino le tre leggi della robotica, che pure per molti versi paiono sensate, nel racconto assumono un aspetto negativo, in quanto anche solo possibile ostacolo al progresso. Nessuna remora, nessuna etica, nessuna morale, se possono ostacolare lo sviluppo della scienza: per Doctorow il risultato finale sarà il Paradiso sulla Terra. Onestamente, Doctorow mi pare un pochino troppo ottimista, chikas_pink43.gif e il racconto non giustifica in pieno questo ottimismo. Ma rimane un’interessante lettura.

I, Row-Boat. Il più fantascientifico e bizzarro dei racconti nell’antologia. Protagonisti: una barca a remi senziente e la barriera corallina, anche lei dotata di autocoscienza. chikas_pink03.gif In un futuro dove gli essere umani hanno abbandonato la Terra e i loro corpi fisici, per sopravvivere sotto forma di pura informazione in una rete che si estende per tutto il Sistema Solare, la Barca-a-Remi del titolo trasporta robot umanoidi nei punti migliori per delle immersioni. Quando però la Barriera Corallina lungo la quale scendono i sommozzatori acquista anche lei coscienza, cominciano i guai.
È difficile giudicare un racconto che parte da premesse tanto bislacche, ma mi è piaciuto. Le considerazioni filosofiche – religiose della Barca-a-Remi sono a tratti interessanti e si inseriscono bene tra le scene più movimentate. La Barriera Corallina è di sicuro uno dei “Cattivi” più singolari che si possano immaginare.

After the Siege. Il racconto più lungo e probabilmente il migliore. Ispirato all’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta le vicende della tredicenne Valentina, impegnata a cercare di sopravvivere con ogni mezzo all’assedio della sua Città.
La storia è ambientata nel futuro, probabilmente lo stesso futuro di Printcrime, nel quale è possibile “stampare” e riprodurre ogni sorta di manufatto, così come ai giorni nostri è possibile copiare senza alcun problema ogni genere d’informazione. Questo dovrebbe portare benessere a tutta l’umanità, ma non è così: quando la Città comincia a usare le stampanti tridimensionali infischiandosene di royalties e diritti, viene attaccata.
Ne segue una guerra spietata, durante la quale più d’uno cercherà di lucrare sulla catastrofe in corso. Valentina invece cercherà solo di uscirne viva insieme ai genitori e al fratellino.
Il racconto è una discesa nella Tragedia, chikas_pink01.gif via via che le condizioni in Città si fanno sempre più drammatiche. Con maestria Doctorow accompagna Valentina e il lettore nella Disperazione, finché… non svelo il finale, ma lascia perlomeno perplessi. Nonostante ciò, è una gran bella storia! chikas_pink23.gif

Cory Doctorow scrive in uno stile diretto e senza fronzoli. Il suo inglese si legge volentieri e senza difficoltà, se si esclude la terminologia tecnica (ma con l’aiuto del Coniglietto Grumo kaos-whiteusagi03.gif e di Wikipedia si possono superare anche gli ostacoli più duri!) Le idee alla base delle storie sono interessanti e spesso anche affascinanti, un po’ meno le storie vere e proprie, “malate” di un ottimismo alle volte davvero fuori luogo. I personaggi sono in troppe occasioni creati a uso e consumo della trama, anche se Valentina o la Barca-a-Remi rimangono impressi.

Tutto sommato, consiglierei Overclocked a chi sia appassionato di Informatica o abbia interesse per le problematiche riguardanti la libera circolazione delle idee, il ruolo della censura e il conflitto fra proprietà intellettuale e interesse della comunità.
Ovviamente è un’ottima lettura anche per chi è “solo” appassionato di buona fantascienza! chikas_pink42.gif

Fonte: http://fantasy.gamberi.org/2007/07/17/recensioni-racconti-overclocked-stories-of-the-future-present/

18 dicembre 2009

Anime nel futuro

Filed under: Recensioni — yanfry @ 21:17
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Oggi Vi segnalo un romanzo molto particolare: “Anime nel futuro” edito da Fannucci e prima opera ad essere tradotta e proposta in Italia dello scrittore canadese Cory Doctorow. E’ un libro di fantascienza che spesso sconfina nel sociale con tanti spunti ironici e grotteschi. Da provare.

IL LIBRO

Alan, prodotto di un matrimonio misto (suo padre è una montagna, sua madre una lavatrice), sa benissimo cosa significhi essere un emarginato, e tenta disperatamente di comportarsi come un essere umano. Aderisce a un’associazione che vuole diffondere una rete internet senza fili gratuita, e accetta di proteggere i suoi fratelli (un gruppo di bambole matrioska) dal fratello morto tornato in vita. Le complicazioni aumentano quando Alan si innamora della ragazza della porta accanto, tentando di dissuaderla dall’idea di tagliarsi periodicamente le ali per sembrare normale.

Ironico, divertente, politicamente scorretto, Anime nel futuro segna il ritorno di una fantascienza speculativa, sociale e al tempo stesso affascinante.

L’AUTORE

Cory Doctorow è nato a Toronto, inglese d’adozione, attivo membro dell’Elettronic frontier foundation, in prima linea nella battaglie contro le assurde norme a tutela del copyright, ha vinto il Campbell award il Locus award, ed è stato candidato al premio Nebula.

LA CRITICA

Molti scrittori di fantascienza si sono misurati con il mondo tecnologico, ma Cory Doctorow lo fa in modo spontaneo… Dobbiamo tutti augurarci che la nostra cultura abbia il coraggio di seguire questo ragazzo. Ha molto da insegnarci” – Bruce Sterling

Pubblicato da Stefano Landenna

Fonte: http://fantasy.blogosfere.it/2008/03/anime-nel-futuro.html

Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/

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